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QUANDO L'AMORE (NON) BRUCIA L'ANIMA
a cura del cineforum MrArkadin
L’amore détournato in questo ciclo di proiezioni, o situazione, è forza, energia, fuoco che brucia e brilla per dissiparsi nelle fiamme; è una folgorazione che dis-attende l’economia di senso, il discorso, che, con la sua irruzione (figura del Fuori), interrompe il corso del mondo, del profano, della storia ridotta a rappresentazione e spettro. Il dis-valore di questo amore non è negli effetti duraturi che può produrre ma solo nel suo consumarsi, nelle vampe che accende e che avvolgono, per contestarlo, un mondo miniaturizzato, ristretto, troppo piccolo per accogliere un amore che brucia l’anima e rifiuta qualsiasi negoziazione. L’amore è follia, scandalo, eccedenza, in un mondo che ha un carico troppo appesantito di violenze, discorsi e finalità, che anziché accrescere la potenza di vita la indeboliscono. L’amore folle è critica del Giudizio, rifiuto del Discorso. L’amore ha una forza che né la policé, né la Storia possono avere.
L’amore-catastrofe; pulsione di morte che sospende una vita solo lasciata vivere e apre finalmente il mondo nelle sue dis-articolazioni e nei suoi disordini in La duchessa di Langeais di Jacques Rivette; figura, dimensione di (dis)senso e del figurale che si oppone al Discorso e a tutti i regimi di Potere.
L’amore-cristallo; specchio sbieco, virtuale che forma una coalescenza con l’attuale, un prisma, una lente sdoppiata nelle immagini di Max Ophüls, a volte diamanti e altre gabbie di vetro; dialettica di trasparenza e opacità duplicata, a sua volta, dalla tensione fra immobilità e movimento che attiva una corsa, una ronde, un inseguimento che dà
quel plaisir di mobilità e fuga, tipico dei movimenti di macchina del regista austriaco. L’amore-virtualità; quello del cinema della biforcazioni e della memoria come condotta di racconto di Manckiewiz, un amore inafferrabile come un fantasma. L’amore-che-brucia; eccedenza, scarto, dislivello: urgenza assoluta dell’incontro, del corpo a corpo, dell’annodarsi e snodarsi dei corpi vacillanti, isterici o erranti, di John Cassavetes.
L’amore-al-limite; urlato contro un mondo che perfino sulla morte fa pesare la sua zampa di impiegato, che precipita a picco, in un viaggio ai limiti del possibile, l’amore di Fassbinder: tra crudeltà e bellezza barocca, melò, sublime.
L’amore-danza; movimento di mondo e mondo di movimento che moltiplica e diversifica il mondo, pluralizza le immagini e le circonda di un’atmosfera di mondo, di un universo di senso che diviene multiverso, l’amore in Brigadoon di Vincente Minnelli.
L’amore-pulsione; ferita, scalfittura, che Losey filma nel suo Messaggero d’amore, nel tentativo di strapparsi alla morsa costituita dal contrasto tra mondi primordiali e ambienti derivati. L’amore-follia; ne L’occhio caldo del cielo, il western più immaginifico di Robert Aldrich, corpo a corpo tra Kirk Douglas e Rock Hudson, duello che si gioca tra grovigli stratificati di sogni dell’amour fou e le distanze siderali dell’amore ordinario.
giovedì 17 gennaio h.21,30
I gioielli di Madame de.. (Max Ophuls)
giovedì 21 febbraio h.21,30
Minnie & Moskowitz (John Cassavetes)
giovedì 20 marzo h.21,30
Messaggero d'amore (Joseph Losey)
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