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quel che non si vede

 

QUEL CHE NON SI VEDE
la fotografia tra favola, fiction e documentario


a cura dell'associazione culturale fototracce
www.fototracce.it

Uno dei tratti peculiari che ha incuriosito i primi sperimentatori del mezzo fotografico è la sua capacità di cogliere e fermare ciò che spesso passa inosservato ad occhio nudo. La rassegna, curata dall’associazione culturale Fototracce, propone alcuni film che esplicitano, in modo diverso, la funzione di disvelamento della fotografia ed esplorano al tempo stesso le modalità d’uso del mezzo fotografico e le sue potenzialità espressive. L’obiettivo non è tanto quello di indagare il delicato rapporto tra cinema e fotografia, ma piuttosto quello di sviluppare un confronto partendo da pellicole cinematografiche nelle quali la fotografia è al centro della narrazione o è elemento solutivo di una vicenda.

La riflessione si svilupperà principalmente su due fronti. Il primo verte sulla forza e sull’unicità dell’istantanea come blocco del tempo, come forza espressiva esplicita e consapevole in grado di fermare aspetti della realtà che sfuggono all’occhio umano per la loro distanza dalla normale quotidianità. Di qui la capacità della fotografia di far emergere lati oscuri o morbosi della società, di portare alla luce quel che non si vede, ciò di cui ci si vergogna, o di avvicinarci spietatamente alla miseria, alla malattia, alla brutalità della guerra. Il secondo versante, più concettuale, riguarda le potenzialità della fotografia come linguaggio, l’utilizzo che viene fatto del mezzo fotografico ed il potere del fotografo di interagire con la realtà che lo circonda. La fotografia sarà nei diversi film semplice strumento per mostrare, ambiziosa via per migliorare il mondo o addirittura espediente catartico per depurare la società. Di qui la necessaria riflessione sul ruolo e sulla responsabilità di chi si colloca dietro l’obiettivo, sulla sua apparente onnipotenza, sul suo potere di scegliere quali “pezzi” di realtà prelevare e restituire agli occhi del mondo, sul rischio di una manipolazione dei suoi “prodotti”, le immagini.


I tre film scelti per la rassegna appartengono a tre diversi generi cinematografici che, attraverso tre linguaggi differenti, mettono in luce problematiche e peculiarità relative all’utilizzo della fotografia e al “mestiere” di fotografo. Protagonisti dei film sono tre professionisti che “vivono” di fotografia: un fotografo di paese, uno di cronaca nera e un reporter di guerra.

martedi 15 gennaio h.21,30
La macchina ammazzacattivi (Roberto Rossellini, 1952)

Nel visionario “La macchina ammazzacattivi”, il banco ottico di Celestino, fotografo di paese, si trasforma, in virtù di un ingenuo accordo con un ambiguo personaggio, in uno strumento in grado di scorgere, “congelare” ed eliminare la cattiveria. La visione del fotografo si trasformerà in breve in un incontrollato delirio di onnipotenza che giungerà a sconvolgere la vita di un'intera cittadina.

martedi 22 gennaio h.21,30
Occhio indiscreto (Howard Franklin, 1997)

La notte e i bassifondi di New York sono invece i soggetti privilegiati degli scatti disillusi di Bernzini, reporter spietato capace di demolire il sogno americano e di portare alla luce, con la sua lampada al magnesio, i drammi celati da un finto benessere. Ispirato alla vita del fotografo Arthur Felling, più conosciuto come Weegee, “Occhio indiscreto” inquadra aspramente il degrado invisibile e le contraddizioni della società americana della prima metà del secolo scorso.

martedi 29 gennaio h.21,30
War Photographer (Christian Frei, 2001)
lingua originale con sottotitoli in italiano

Nel documentario “War Photographer” il punto di vista del fotografo diventa quello dello spettatore: per avvicinarci al vissuto ed allo sguardo di un grande fotoreporter vivente, il regista Christian Frei giunge addirittura a collocare una minicamera sulla macchina fotografica di James Natchwey. Il realismo e la crudezza che ne derivano sono accompagnati dalle parole di Natchwey, che abbraccia nelle sue riflessioni tematiche attuali e controverse quali il rapporto fra la testimonianza oculare dei reporter e la manipolazione dell’informazione da parte dei grandi canali mediatici, l’etica comportamentale del fotogiornalista, la difficoltà della rappresentazione del dolore fra coinvolgimento e distacco emotivo.



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